Una vittoria, quella di Trudeau e dei liberali, che in realtà non è una vittoria. Se la premessa o la “scommessa” del Primo ministro uscente era quella di ottenere un mandato di maggioranza che permettesse al Partito liberale di governare senza compromessi con le altre forze politiche, ebbene Trudeau ha perduto la scommessa e riportato il Paese al punto dove lo aveva lasciato prima di indire le elezioni.
I risultati usciti dalle urne di ieri, 20 settembre dicono che i liberali hanno ottenuto 159 seggi (la soglia per ottenere la maggioranza è 170), due in più rispetto al 2019, i conservatori 119, due in meno del 2019, il Bloc Québécois 33, 1 in più del 2019, l’NPD 25, uno in più del 2019 e i Verdi 2, uno in meno rispetto al 2019; nessun deputato eletto invece per il Partito Popolare del Canada di Maxime Bernier.
Per quanto riguarda la percentuale di voti il PLC ha ottenuto il 32,6%, il PCC il 33,7%, il Bloc il 7,7%, l’NPD il 17,8%, il PPC il 5 % e i Verdi il 2,3%.
Il tasso di partecipazione, anche se il dato non è ancora definitivo, si attesta intorno al 62%; nel 2019 è stato del 67%.
Justin Trudeau, 49 anni, è alla sua terza vittoria consecutiva; dopo il primo exploit nel 2015, dove ha ottenuto un governo di maggioranza, ha vinto le elezioni nel 2019 e si è ripetuto ieri con lo stesso risultato. Trudeau ha voluto le elezioni con due anni di anticipo rispetto alla scadenza nel tentativo di riconquistare la maggioranza; ha voluto le elezioni pur essendo alla guida di un governo di minoranza stabile e non minacciato. Alla fine ci si chiede: ma ne valeva veramente la pena fare queste elezioni anticipate visto che il risultato è praticamente identico a quello del 2019?