<strong>Il poeta e la poesia</strong>

15:04 20 Marzo 2012

 

La poesia, è una forma di espressione, più antica del romanzo. Ha radici antichissime. Le meravigliose pitture, che adornano e animano le pareti delle caverne della preistoria, sono da considerarsi, non solo bellissime espressioni di arte visiva, ma primi tentativi di fare poesia, quando il linguaggio  come mezzo di comunicazione tra gli uomini, era ancora a uno stadio molto primitivo. Per cui possiamo pensare, che l’uomo delle caverne, capace di elaborare colori e forme, abbia voluto tradurre in immagini, l’emozione che quei grandi animali, che abitavano la sua vita, gli procuravano, e forse, con quella  intuizione voleva che altri ne fossero partecipi. Nell’antica Grecia, la poesia, era tenuta in grande considerazione. In tutte le città, si organizzavano periodicamente competizioni, alla presenza del re, a cui partecipavano poeti provenienti da tutto il mondo ellenico. Ai vincitori, era destinato lo stesso trattamento, che ricevevano gli atleti vincitori alle olimpiadi. I poeti erano soliti accompagnarsi, durante la recitazione, con strumenti a corda. La Chitara, molto simile alla Lira, era lo strumento preferito. Molto famoso a quei tempi, era il poeta di Corinto, Arion. Il quale tra le tante, risultò vincitore di una competizione in Sicilia. Sulla nave che lo riportava in Grecia, i marinai decisi a prendersi tutti i ricchi premi, che Arion aveva ricevuti, diedero a quest’ultimo, la facoltà di scegliersi le modalità della sua morte. Lui poteva suicidarsi, quindi al ritorno in patria gli avrebbero dato sepoltura, oppure lo avrebbero gettato in mare, dove avrebbe trovata sicura morte. Arion chiese ai marinai, di poter cantare un’ultima canzone, prima di morire. Arion con passione cantò una canzone, in lode a Apollo, il dio della poesia. Subito, attratti dalla canzone, attorno alla nave apparvero numerosi delfini. Terminata la canzone, Arion si lanciò tra le onde, ove invece di essere ucciso dai delfini, uno di essi lo sospinse sino a fargli toccare la terra di Grecia. Quindi Arion, proseguì il suo viaggio con altri mezzi per Corinto, dove arrivò prima dei marinai, che volevano ucciderlo. Il re di Corinto, non credette alla sua storia, che trovò troppo fantasiosa. I marinai, sicuri della morte di Arion, quando arrivarono a Corinto, dissero al re che Arion aveva deciso di rimanere in Italia. A quel punto, il re capì, che la storia di Arion, era vera, e punì con la morte i marinai. Già in epoca arcaica, cioè prima dei greci, la composizione poetica era regolata da precise norme, che nel tempo hanno dato vita a veri propri manuali. A questa materia, è stato dato il nome di metrica, dal greco métron. Nell’antica Grecia, Aristotele è stato colui che ha maggiormente contribuito, alla stesura di quelle norme, che con alcune modifiche, sono arrivate sino ai nostri giorni. D’allora, la poesia ha attraversato i secoli, con alterna fortuna. Negli ultimi cento anni, non ha subito quella evoluzione, che molte altre forme d’arte hanno avuto. La metrica, non basta da sola, a fare una poesia. Con il suo rigido ordine, rende le poesie prevedibili, limita la possibilità  di espressione, a volte, le rende banali. In un’era segnata dall’alta comunicazione, la poesia, dev’essere immediata, attuale nella forma e nei contenuti, non uno sterile esercizio letterario, nato per il compiacimento dell’autore, privo del “delirio divino” di cui scriveva Platone. La poesia è un sogno, fatto alla presenza della realtà, ebbe a scrivere il gesuita Tommaso. Poesia è arte, e l’arte si prefigge di creare, a parte un mondo reale, un mondo più umano,  asseriva André Maurois. La poesia, educa al rapporto con la società, con il mondo dei valori. Fra gli uomini, c’è una incapacità, a parlarsi dell’affetto reciproco. Scrivere una poesia, è come entrare in un territorio sconosciuto. Bisogna avere il coraggio di esplorare territori proibiti, i conflitti dell’anima, quel suo essere ai confini della ragione. Poesia è esperienza, amore della realtà e di noi stessi, una  piccola ma centrale vittoria, sulla stupidità. È scoprire che si può trovare il tutto, nel minimo, e il particolare nel generale. Non serve a fare i soldi, non può modificare gli indici economici. La poesia o una poesia, si trasforma in storia intima dell’anima, forse ti permette di intravedere la tua vita, o quella di un amico. Ha il potere, di coltivare l’immaginazione e promuovere la comprensione tra gli esseri. È il nostro sguardo, sulle cose del mondo. Il segreto, consiste nel guardare alle cose comuni, con un occhio non comune. Permette di scoprire l’anima nascosta, delle cose che ci circondano. Poesia è luce dei sentimenti, del pensiero, e del vivere, fonte inesauribile di bellezza e amore. Ciascuno di noi è il protagonista, del dramma della propria esistenza. Il passato è la nostra memoria, e quest’ultima non è solo passato, ma ne costituisce l’identità stessa. Si legge e si scrive di poesia, per tenere lontano il passato e prevenire il futuro, quando la gioia o il desiderio di vivere, non bastano. Nasce dal desiderio, dal bisogno di liberarsi dalle passioni, dall’angoscia, dall’ossessione, dalla frustrazione, di essere uomini, dal rimorso. La sofferenza è un qualcosa atavico, un’ansia che si spegne raramente,  basta scalfire un pó perché ritorni. Scriverne, puó essere un gesto di autodifesa, leggerne, significa tenerla a distanza. Nella mia ultima raccolta di versi, “Gli Angoli Del Cerchio” reperibile da Pages & Co, 9250 boul. Lacordaire in Montréal, ogni poesia, è stata presentata in formato bilingue, italiano e inglese. Tradurre una poesia, è molto più, che trovare le parole nel dizionario. Tradurre è tradire, recitano gli addetti. L’interessante di una traduzione, è il riuscito o mancato attraversamento, dello scarto fra le lingue. Preferisco tradurle di mio, piuttosto che vederle orrendamente tradotte da altri. Le lingue sono condizionanti. Shakespeare  in francese non funziona, come Racine in italiano, così come Goldoni e Pirandello in francese. Che cosa ci dev’essere, in una poesia ? Deve avere una base di verità, si deve fondare sulla diretta conoscenza della vita, pena di scrivere versi sospesi nel vuoto, deve parlare all’uomo comune, così il rumore della vita diventa musica. La poesia avvicina all’io più profondo e umano, c’è follia e magia, parla a coloro che hanno tutto e a quelli che hanno meno di niente.   

 

Copyright 2012

by Alfredo Tutino

 

 

Alfredo Tutino è nato a Tripoli, Libya, nel 1939 da genitori italiani. All’età di tre anni ritornò in Italia, ove è cresciuto e  ha studiato. Nel 1968 si è recato in Sud Africa. Dal 1981 risiede a Montreal. Pilota, ingegnere, architetto e fotografo, iniziò a scrivere poesie liriche  nell’infanzia. Ha ricevuto il premio letterario “ Trofeo Medusa Aurea” dall’Accademia Internazionale di Arte Moderna in Roma (A.I.A.M.) nel maggio 2001, per la sua raccolta di poesie “Love Is The Name”. Nel 2002 è stato nominato membro e delegato dell’A.I.A.M.  per il Canada. Autore di copioni per il cinema e documentari, nel 2003 ha pubblicato un secondo libro di versi “ The Heart’s Other Side” e nel 2011 un terzo volume di liriche “ Gli Angoli Del Cerchio “. 

 

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