di Filomena Alati-Sclapari – f.alati@videotron.ca
Considerato frutto degli dei, dovrebbe esser coltivato in grande quantità. Invece, per ragioni inspiegabili ma tangibili, la coltivazione del “pero degli Dei” è molto limitata.
Il solo posto al mondo ove si produce il frutto, è lungo la costa Ionica in provincia di Reggio Calabria.
Lungo le coste dell’Italia meridionali, dopo il meraviglioso panorama della Costa viola, si va incontro ad altro spettacolo, non meno interessante. Oltrepassato lo stretto di Messina, per Omero “Scilla e Cariddi”; a partire da Villa S. Giovanni andando verso sud, viaggiando in treno lo spettacolo è da considerarsi mozza-fiato. A destra si osserva l’immensa distesa del mare limpido ed azzurro; a sinistra le distese verdi e gialle di bergamotto, il panorama ed il profumo che si diffonde nell’aria, sono l’emblema di una storia più unica che rara.
Il bergamotto ha un marchio riconoscibile, una eccellenza unica ed irreperibile fuori del territorio reggino. Il valore di questo agrume richiesto in tutto il mondo ha avuto ripercussioni positive anche nell’economia locale, tanto che i produttori di bergamotto nella zona reggina negli ultimi anni sono cresciuti di molto. Per quanto riguarda l’etimologia del nome molte cose si dicono, la più attendibile è Bergarmudi, “pero del signore” in turco, per la somiglianza che il bergamotto ha con la pera bergamotta.
Un po’ di storia
Il primo bergamotteto di cui si ha notizia venne impiantato nelle vicinanze di Reggio Calabria nell’anno 1750 da Nicola Parisi in un fondo denominato “Giunchi”, via, via la piantagione di bergamotto è cresciuta a vista d’occhio.
L’estrazione dell’essenza era lunga e penosa fatta con delle macchine artigianali munite di grattugie, per grattare la buccia da cui, tramite spugne naturali, si assorbiva la pregiatissima essenza.
Nel 1844 è cominciata la vera industrializzazione per l’estrazione dell’essenza, grazie all’invenzione della detta “macchina calabrese” da parte di Nicola Barilla; questa macchina permetteva una resa elevata in tempi brevi, ma soprattutto una essenza di finissima qualità.
Fino agli anni ‘60 del secolo scorso l’essenza del bergamotto era molto richiesta, per cui il frutto coltivato veniva raccolto e venduto a dei piccoli produttori di essenza, che a loro volta lo vendevano al consorzio che poi forniva le diverse industrie.
Purtroppo il consorzio, in regime di monopolio, fece vari abusi, speculando troppo sul prezzo, e coltivatori e piccoli produttori persero l’interesse economico all’attività. Quindi negli anni ‘60 vi fu un netto calo (la scrivente ne qualcosa poiché la buonanima di mio padre era uno di quei piccoli estrattore di essenza e la vecchia macchina è ancora nella cantina della casa paterna). Verso gli anni ‘90 la situazione è cambiata, i consorzi cominciarono ad essere gestiti da gente seria, incoraggiando cosi la coltivazione, dando risposte alla continua domanda. Oggi il bergamotto per i suoi molteplici usi è molto richiesto in diversi campi: profumeria, medicina, dietologia ed altro.
Il bergamotto e la salute
Il bergamotto è considerato frutto della salute per i suoi molteplici benefici e le sue proprietà curative: ha proprietà antiossidanti, antibatteriche, antiinfiammatorie, anti-stress e soprattutto anticolesterolo.
A titolo informativo, considerando i molteplici benefici per la salute, si rende noto che a Montréal il succo di bergamotto puro al 100% si trova presso: Berchicci Importing al 6205 Bl. Couture, tra Langelier e Lacordaire.
La tabacchiera di bergamotto
La tabacchiera di bergamotto era usata dagli avi calabresi per conservare il tabacco da fiuto. Con la buccia rovesciata dell’agrume veniva costruita una bottiglietta con un piccolo tappo a vite in cui veniva posto il tabacco che, al bisogno, veniva versato in piccole quantità nel cavo dell’avambraccio e poi annusato.