Visita al Centre of Dreams and Hopes Foundation (CDH)
Permettere di inseguire i propri sogni e ridare la speranza in una vita migliore alle persone che soffrono di deficit fisici e/o intellettuali, sostenendo allo stesso tempo le loro famiglie.
Questo il compito e la missione del Centre of Dreams and Hopes (Centre de Rêves et Espoirs), una Fondazione senza fini di lucro che svolge le sue attività e i suoi programmi di sostegno, in lingua inglese, in due Centri: il primo, che si trova al 12.250 boulevard Lacordaire, a Montréal-Nord; e il secondo, intitolato a Nicholas e Yolanda di Tempora, che ne sono stati i principali finanziatori, che si trova al 9825 della rue Verville, nella zona di Ahunstic-Cartierville, e che è stato inaugurato il 16 dicembre scorso alla loro presenza.
L’inaugurazione dell’Edificio Nick e Yolanda Di Tempora. Da sin.: Josie Primiani, Charles Argento, Anna e Giovanni Migliara, Yolanda (seminascosta) e Nick di Tempora (Foto cortesia)
Ad accoglierci, presso quest’ultimo, la presidente del CDH, la signora Josie Primiani, d’origine molisana, in compagnia della figlia Dina Mohamed, direttrice dei programmi, e di Cynthia Cardazzi, coordinatrice del programma di “Répit/Respite” (pausa/riposo) e direttrice dei programmi in questo nuovo Centro.
«All’origine di tutto – esordisce Josie – c’è mia figlia Sabrina. All’età di 6 anni, oggi ne ha 28, gli è stato diagnosticato un handicap intellettuale. In quel periodo non esistevano servizi di questo genere in lingua inglese. Allora, insieme ad altri genitori, riuscimmo, grazie ad una raccolta fondi, a creare nel 1999 la “Fondation de l’Est”, una prima struttura che fornisse dei servizi adatti a questo tipo particolare di clientela. Nel 2002 ci siamo un po’ ingranditi potendo usufruire dei locali del Centro Leonardo da Vinci. Ma visto che la clientela cresceva di anno in anno nel 2006 abbiamo creato il CDH e trovato una nuova sede su boul. Lacordaire dove poter iniziare anche il programma di “Répit” che consiste nell’ospitare i bambini o i giovani con handicap fisici e mentali durante il fine settimana, per 48 ore, dalle 17 del venerdi alle 17 della domenica, per permettere ai genitori di tirare un po’ il fiato e riposarsi.
Ma le esigenze – aggiunge Josie – sono cresciute a tal punto che dopo quello di Lacordaire si è reso necessario aprire questo secondo Centro, anche per poter sviluppare meglio i nostri programmi che mirano a restituire una maggiore autonomia alle persone affette da problemi di autismo, disturbi del comportamento, trisomia ed altro. I due Centri si mantengono grazie alle nostre periodiche raccolte fondi e ad alcuni finanziamenti governativi».
Dina: flessibilità e adattamento
«A causa del Covid e del fatto che il Governo ha direttato le sue risorse economiche verso la lotta alla pandemia, questo nuovo Centro – spiega Dina – non funziona ancora a pieno regime. Ad esempio, in questo momento il programma di “Répit” si tiene solo di giorno mentre nell’altro Centro si tiene regolarmente. A fine febbraio, però, in occasione della settimana di vacanze scolastiche, dovremmo ricevere dai 15 ai 20 bambini. Dopodiché potremo ospitare la clientela del “Répit” anche il fine settimana».
Dina ha iniziato a collaborare con il Centro all’età di 13 anni occupandosi dei campi estivi. Con il passare del tempo, e in seguito ai suoi studi in questo settore, ha acquisito l’esperienza necessaria per poter elaborare e sviluppare diversi programmi. «Ne organizziamo tanti. Tra di essi – afferma – ci sono quelli ricreativi: corsi di nuoto, bowling, uscite al ristorante, feste, attività varie. Al momento tutto ciò è stato sospeso a causa della pandemia ma ricominceremo. Nel frattempo facciamo dei corsi sociali, corsi di yoga e zumba via Zoom che aiutano molto i nostri clienti. Sono clienti “speciali”. Bisogna avere molta pazienza perché ogni caso è diverso dall’altro. Ci sono degli autisti che sono più sociali di altri; ci sono quelli che parlano molto, quelli che parlano poco, quelli più aggressivi, quelli che non sanno come fare per integrarsi nella società. L’importante è creare una relazione, adattarsi e dare ad ognuno il supporto necessario. È vero che esiste un programma di base ma è anche vero che bisogna adattarlo alle esigenze di ciascuno di loro. Dobbiamo essere flessibili affinché tutti trovino il loro vantaggio all’interno dei nostri programmi.
I nostri Centri sono frequentati anche da persone che hanno più di 20 anni perché dopo i 21 non esistono più dei programmi adatti alle loro esigenze. Il nostro obiettivo è quello di “allenarli” e prepararli ad una vita normale, appagante, soddisfacente in modo da rendersi autonomi e non dipendenti dagli altri. E non è cosi scontato per chi, ad esempio, non sa come fare per lavarsi, per occuparsi della propria igiene personale, per vestirsi, non sa come fare un budget, come fare la spesa, come cucinare le cose più elementari e così via. Noi cerchiamo di insegnare loro tutto questo. La loro riuscita è la nostra soddisfazione».
Cynthia, saper riconoscere certi segnali
Anche Cynthia, i cui nonni sono d’origine romana e napoletana, ha iniziato ad occuparsi di questo mondo da giovanissima come volontaria nei campi estivi. Educatrice specializzata, con il passare del tempo e con l’esperienza acquisita è diventata la coordinatrice del programma di “Répit” e direttrice dei programmi in questo nuovo Centro. «Lavoro in particolare con una clientela più difficile, con quelli che hanno dei problemi di comportamento e che a volte sono più aggressivi. A tale proposito ho fatto dei corsi di intervento in situazione di crisi. Spesso non sanno come comunicare verbalmente un loro stato di disagio. Ad esempio: hanno troppo caldo? Troppo freddo? Un rumore li distrurba? Reagiscono a questi stimoli in modo aggressivo. Cerchiamo di riconoscere certi segnali che potrebbero sfociare in comportamenti violenti in modo da poter disinnescare la loro tensione e calmarli prima che la situazione possa degenerare. Per usufruire dei nostri servizi – aggiunge Cynthia – i nostri membri pagano una quota d’iscrizione di 50$. In tutto, tra i due Centri abbiamo oltre 30 impiegati».
«I bisogni aumentano sempre di più e i costi sono enormi. Per questo – conclude Josie lanciando un appello rivolto in particolare alla comunità italiana che costituisce l’80% della clientela – se qualcuno vuole darci una mano può fare una donazione alla nostra Fondazione. Ci aiuterà a portare avanti la nostra missione di integrazione sociale».
L’Edificio Nicholas e Yolanda Di Tempora
«L’edificio– spiega la presidente del CDH, Josie Primiani – è molto grande, 12.000 p.q. e si sviluppa su due piani. La nostra Fondazione lo ha comprato e risistemato per adattarlo alle esigenze della clientela.
Lavoriamo con i Servizi Sociali, con i vari CIUSS e CRDI (Centre de réadaptation en déficience intellectuelle), con la EMSB; sono questi organismi che ci segnalano le persone che hanno bisogno di frequentare le nostre strutture».
Tutto il Centro è stato studiato in funzione dei bisogni particolari della loro clientela.
«C’è la sala sensoriale – spiega Cynthia – che utilizziamo per il rilassamento; luci soffuse, musica rilassante. Quando i clienti sono troppo stimolati vengono qui per calmarsi, per eliminare lo stress.
Ci sono poi diverse sale per i programmi di giorno, dove si svolge anche il lavoro individuale tra educatrice e cliente. In queste sale – continua Cynthia – i clienti lavorano su sé stessi, imparano come lavarsi, come vestirsi, imparano le esigenze di base ma imparano anche come esprimere i propri sentimenti e come prepararsi alla vita reale, ad affrontare un lavoro, a lavorare in gruppo, a come occuparsi della casa. Per questo abbiamo una simulazione di appartamento, con cucina, letto, salottino, dove imparano ad essere autonomi e indipendenti».
È ciò – interviene Josie – che sogna di fare mia figlia Sabrina! Vede le sorelle che sono indipendenti e che pensano di formare una famiglie e dice: “È quello che voglio fare anch’io!”, e il loro esempio è fonte di grande motivazione».
«Poi – prosegue Cynthia– abbiamo una grande cucina tutta attrezzata. Dina ha iniziato un programma che si chiama “Cooking from the soul”, dove ragazzi e ragazze imparano non solo a cucinare le ricette di base ma anche a procurarsi gli ingredienti necessari ed a pulire la cucina. Dalle insalate al filet mignon, dagli gnocchi alla pizza, tutto fatto in casa. Quando realizzano le ricette sono fieri perché hanno imparato qualcosa. La cosa più importante è restituire loro quella fiducia che spesso manca, incoraggiarli. In cucina non ci sono ostacoli ma solo l’obiettivo della ricetta da raggiungere».
La visita continua al secondo piano dove ci sono le sale per le attività artistiche, per i giochi, c’è la sala per la ginnastica e quella con i macchinari per l’allenamento fisico; la sala tv, una sala con i materassi a terra e nelle pareti per “sfogarsi” senza farsi male ed infine le camere per dormire con un totale di 25 posti letto pronti ad accogliere la clientela per il programma del “Répit”».
«Quello che ci fa amare il nostro lavoro – concludono Dina e Cynthia – è la possibilità di offrire loro la speranza di rendersi indipendenti mentre prima tale speranza non l’avevano. Qui trovano un’opportunità in più. Credo che per noi non ci sia cosa più gratificante quando riescono ad afferrarla, e quando i genitori si rendono conto dei progressi che fanno».
Per informazioni e doni
https://www.centreofdreamsandhopes.org/fr/faire-un-don/ admincdh@centreofdreamsandhopes.org – tel. 514-327-6667.