A cento anni dalla nascita di Renata Tebaldi per ricordare la grandezza della “voce d’angelo”

19:42 1 Febbraio 2022

Applausi per Renata Tebaldi al Metropolitan Opera di New York alla fine della rappresentazione de “La Gioconda” di Ponchielli

Intervista a Giovanna Colombo, presidente del Museo-Fondazione Renata Tebaldi di Busseto (Parma)

Il grande direttore d’orchestra Arturo Toscanini, che conobbe Renata Tebaldi nel 1946 in occasione del concerto per la riapertura della Scala di Milano ricostruita dopo i danni provocati dalla guerra, la definì “Voce d’angelo”.

A cento anni dalla sua nascita, avvenuta a Pesaro il 1° febbraio del 1922 (morì a San Marino il 19 dicembre 2004, all’età di 82 anni) abbiamo avuto il piacere di parlare con Giovanna Colombo, presidente del Museo-Fondazione Renata Tebaldi di Busseto (Parma), promotore di una serie di importanti iniziative denominate “Tebaldi 100”, tanto in Italia che all’estero, per ricordare la figura e l’opera di questa leggendaria soprano che con la sua voce unica incantò i teatri di tutto il mondo.

«Renata – afferma Giovanna Colombo – di angelico non aveva solo la voce. Fu un’artista eccelsa ma anche una donna buona, generosa, credente, fedele. Credo sia l’unica cantante al mondo che abbia un Museo che custodisce più di 30.000 oggetti tra documenti, poster, costumi, abiti da sera, abiti da concerto, gioielli di scena che prima la mamma, poi la sua governante Tina (Ernestina Viganò) hanno conservato».

 

Come è nato il Museo?

«Quando Renata morì nel 2004 – spiega la presidente – andai a casa sua e rendendomi conto di tutto quello che c’era decisi di organizzare una grande mostra, coprodotta dal Teatro Regio di Parma, che fece il giro del mondo: Barcellona, Parigi, Lione, New York, la Russia.

Dopodiché dicemmo: dobbiamo trovare una “casa” per Renata. Abbiamo girato molto per trovarla, altrimenti avremmo dovuto riporre tutto negli armadi. Ma grazie al Maestro Riccardo Muti, che fece un vibrante appello ai media, ci chiamò l’allora sindaco di Busseto proponendoci come “casa” le meravigliose Scuderie di Villa Pallavicino a Busseto. E così, nel 2014, è nato il Museo che si trova in un posto eccezionale, Busseto, la terra di Giuseppe Verdi. Il binomio Verdi-Tebaldi – aggiunge – è una cosa meravigliosa. Però le dico la verità. Certamente non ora che c’è il Covid, ma in generale anche i bussetani stessi non riescono a capire l’importanza del Maestro Verdi, l’autore più eseguito al mondo. Si, abbiamo un certo numero di visitatori ma non quelli che secondo me, data la statura dei personaggi e l’eccezionalità dei luoghi dovremmo effettivamente avere», si rammarica la presidente del Museo-Fondazione.

La Sala Buttefly del Museo Renata Tebaldi

Che rapporto aveva con la Tebaldi?

«Non l’ho mai conosciuta personalmente. Nella sua casa di Milano vive ancora la governante Tina che oggi ha 90 anni. Ho imparato ad amarla proprio quando sono entrata nella sua casa. Lì ho capito, studiando, lavorando con Tina, ascoltando le sue registrazioni, quanto fosse “grande” Renata».

Nel mondo della lirica gli aggettivi si sprecano: la Tebaldi era una “diva?”

«Definire “diva” la Tebaldi, una delle più famose “primedonne” dell’opera, non è del tutto pertinente se alla parola “diva” si attribuiscono le caratteristiche che il luogo comune le impone: l’esibizione imperiosa di una  supremazia, il capriccio fatto ad arte, una vita che con astuzia si discosta da quella piatta delle comuni mortali, amori che possono affollare le cronache forse più quelle mondane che delle interpretazioni. Una vita insomma molto esibita. A questa stregua – spiega la signora Colombo – la Tebaldi non è stata una “diva”: Renata è stata, come qualcuno l’ha definita, “musica fatta voce”. Può sembrare un’affermazione riduttiva o di eccessiva ammirazione se non rispecchiasse la realtà. Naturalmente schiva, non timida, la Tebaldi ha riservato la sua statuaria bellezza alle sue eroine musicali, custodendo gelosamente la sua privatezza e impedendo intrusioni di qualsiasi tipo nella sua vita di donna e questo, talvolta, anche a scapito della sua immagine che il pubblico avrebbe forse preferito consona ai canoni del “divismo” di maniera. Ma il fascino di una voce imparagonabile e la sapienza di musicista hanno fatto della Tebaldi la “Diva” che tutto il mondo ha osannato e che ora rimpiange».

Ancora un trionfo alla Scala di Milano nel 1976, alla fine della sua carriera

È stata anche in Canada?

Si, ha cantato, a più riprese a Vancouver, Toronto, Ottawa e Montréal. A Montréal, ad esempio, ha cantato la “Traviata” nel 1957; ha fatto un recital nel 1959, un concerto nel 1965 a Place des Arts, un altro recital e l’Otello con Del Monaco e Gobbi nel 1966. È stata una delle nostre ultime grandi cantanti. Ha rappresentato l’italianità nel mondo. Non possiamo dimenticare, ad esempio, che nel 1961 cantò davanti a John Kennedy, a Washington, in occasione delle celebrazioni per i 100 anni dell’Unità d’Italia».

Cosa è previsto per “Tebaldi 100?”

«Siamo molto contenti – spiega Giovanna Colombo – perché praticamente tutti i più importanti teatri e istituzioni musicali del mondo hanno aderito al nostro appello di celebrare, in occasione del centenario della sua nascita, l’opera di Renata Tebaldi. Questo mi riempie di gioia e mi fa capire che la grande soprano non è stata mai dimenticata. Inoltre, interpreto questo interesse come un segno di rispetto nei confronti del melodramma. Parliamoci chiaro: il melodramma è italiano. Dunque, tanto interesse e rispetto per ricordare Renata ma anche il melodramma e i suoi protagonisti.

Le manifestazioni relative al centenario, concerti, convegni, mostre, saranno concentrate soprattutto a Busseto e a Parma, poi Pesaro, dove è nata, Napoli, la Scala di Milano, il Maggio Musicale fiorentino e all’estero: Parigi, New York, Chicago, Rio de Janeiro, San Paolo del Brasile, il Canada con la partecipazione dei vari Istituto Italiani di Cultura. Mi piacerebbe fare anche solo una mostra fotografica per documentare le sue esibizioni a Montréal. Ma la di là di tutto questo la cosa importante sarà portare la nostra italianità attraverso dei Masters di canto per poter trasmettere anche agli allievi canadesi un po’ del nostro “savoir-faire” relativo al mondo della lirica».

Quali furono i “cavalli di battaglia” della Tebaldi?

«Difficile dirlo, ne aveva tanti! Amava molto il ruolo di Desdemona, l’eroina dell’Otello, ma anche la Traviata, la Mimì della Boheme, la Madame Butterfly. E, a proposito di quest’ultima, stette un mese intero con un regista giapponese per imparare le movenze, per “rimpicciolirsi”, visto che lei era alta, per camminare in un certo modo, a passettini. Cadeva e ricadeva in albergo mentre provava. È stata un’opera molto “sofferta” ma l’ha amata moltissimo! Si immedesimava profondamente nei ruoli che interpretava, questa fu anche la sua grandezza!

La Sala dei gioielli del Museo Renata Tebaldi

Renata iniziò la carriera nel 1944 e la terminò nel 1976. Avrebbe potuto cantare ancora ma una mattina si alzò e chiuse il pianoforte. Doveva fare una tournée in Australia ma disse: “Da domani voglio essere Renata e non la Tebaldi, perché voglio che mi ricordino in voce!”»

 

 

 

 

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