Dedicato a Sam D’Onofrio, fondatore della più antica associazione della nostra comunità. La testimonianza della nipote Louise
La Casa d’Italia si è arricchita, il 15 dicembre scorso, di un nuovo elemento “storico”: il monumento/targa celebrativa, posto di fianco all’ingresso sulla rue Berri, che ricorda i 100 anni dell’O.F.I. (1919-2019), dedicato al suo fondatore Sam D’Onofrio.
“Nel 1919, Sam D’Onofrio e 33 colleghi visionari – si legge sulla targa in bronzo posta su una base di granito – “hanno fondato la Loggia Piave N. 919 dell’Ordine Figli d’Italia (O.F.I.) a Montréal. Questa segna la prima presenza dell’O.F.I. nel Québec. Loro obiettivo: riunire gli immigrati d’origine italiana in seno ad una sola grande organizzazione. Nel corso degli anni, sono state create delle nuove Logge. La sede sociale dell’Ordine è stata trasferita alla Casa d’Italia nel 1936 e la direzione è diventata più informale. L’O.F.I. ha resistito alla prova del tempo adattandosi all’epoca moderna rispettando allo stesso tempo la visione dei suoi fondatori di unire gli Italo-Canadesi. Ad oggi, l’O.F.I. è una parte essenziale della comunità e continua a promuovere la cultura italiana e a sostenere le ambizioni degli Italo-Canadesi attraverso Montréal – e lo farà negli anni a venire”.
Il monumento commemorativo è stato presentato e inaugurato alla presenza della nipote di Sam D’Onofrio, la signora Louise Cloutier, del presidente dell’O.F.I. Joe Fratino e del suo consiglio d’amministrazione, di Perry Mazzanti, vicepresidente della Casa d’Italia, di Patricia Lattanzio, deputata federale di Saint-Léonard/Saint-Michel e di altre personalità della nostra comunità.
«Anche se con due anni di ritardo a causa della pandemia, sono lieto – ha detto il presidente Joe Fratino – di poter finalmente procedere all’inaugurazione di questo monumento alla memoria dei nostri padri fondatori le cui azioni e le cui realizzazioni sono sempre andate a beneficio della nostra comunità.
È importante continuare a stabilire legami solidi tra nonni e nipoti affinché questi ultimi possano scoprire qual è la loro origine e la loro identità. In questo senso credo sia da sottolineare la presenza della nipote di Sam D’Onofrio, la signora Louise Cloutier che rappresenta la testimonianza di questo solido legame tra il passato e il futuro della nostra comunità.
Il progetto del monumento – ha aggiunto Joe Fratino – è stato reso possibile grazie al sostegno finanziario di “Canadian Heritage/Patrimoine Canada attraverso il “Programma di sviluppo delle comunità per mezzo delle arti e del patrimonio” che finanzia delle attività di carattere educativo volte a promuovere e valorizzare il patrimonio storico. Un progetto che spero possa essere d’ispirazione anche per altri organismi della nostra comunità o in collaborazione con essi per non dimenticare il nostro passato e la nostra eredità culturale».
«L’O.F.I. – ha affermato la deputata Patricia Lattanzio – è la più antica organizzazione della comunità italiana di Montréal che oggi festeggia i suoi 102 anni di esistenza. Un “bravo” a tutti coloro che hanno permesso la realizzazione di questa iniziativa finanziata da un programma federale a beneficio di un’associazione che continua a svolgere attività importanti per la comunità, come, ad esempio, la creazione del Corpo musicale e l’assegnazione di borse di studio per gli studenti di musica».
A concludere gli interventi è stato il vicepresidente della Casa d’Italia Perry Mazzanti che ha sottolineato come «l’inaugurazione del monumento sia un’ulteriore occasione per ricordare il grande contributo che gli italiani hanno dato nel corso degli anni per la crescita economica e sociale del Canada, del Québec e di Montréal; un monumento che entra a pieno merito nella storia della comunità italiana di Montréal».
Louise Cloutier: «Emozionata e fiera di questo onore»
«Mio nonno Sam, il padre di mia madre – racconta la nipote Louise – era un uomo del suo tempo, piuttosto schivo e “segreto”. Era impegnato politicamente e socialmente. Partecipava molto alle iniziative del Partito Liberale, il suo era un impegno profondo e di questo ne andava molto fiero. Bisogna considerare che all’epoca dire di essere d’origine italiana, nel suo caso molisana, non era proprio una cosa ben vista nella società quebecchese, basta ricordarsi di quello che è successo con l’internamento degli italiani durante la Seconda guerra mondiale. Per questo mio nonno era “segreto”, per non esporci e non farci sentire a disagio nei confronti degli altri ma il suo impegno in società non è mai venuto meno.
Di professione faceva il contabile, era un uomo molto istruito, parlava 5 lingue, l’italiano, il francese, l’inglese, lo spagnolo e aveva iniziato a studiare il russo.
Sono veramente commossa che l’O.F.I. mi abbia contattata per dirmi di partecipare a questa cerimonia. Per me – conclude Louise che abita proprio nella casa che apparteneva al nonno – è un onore e un piacere. Sento la responsabilità di continuare a portare avanti la sua memoria come quella dei tanti immigrati d’origine italiana che hanno contribuito alla crescita del nostro Paese.