Dagli scioperi al browser Ecosia alle borracce, giovani attivisti guidano la lotta all’ emergenza climatica
Ansa – E’ appena un anno, più o meno, che conosciamo la piccola grande coraggiosa Greta Thunberg, 16 anni appena. Il 20 agosto 2018, dopo essere diventata vegana e aver convinto anche la sua famiglia a diventarlo, non andò a scuola (frequentava il nono anno a Stoccolma) per andare da sola davanti al Parlamento svedese con il cartello ‘Skolstrejk for klimatet’, sciopero da scuola contro il clima. Era un venerdì. I successivi in tutto il mondo si sarebbero chiamati #FridaysForFuture come il movimento globale che si è creato intorno a lei. E’ incredibile quanto in questi mesi un gesto solitario, diventato virale, abbia cambiato le cose.
Il 20 settembre 2019 il più grande sciopero per il clima di tutti i tempi ha portato nelle strade di tutto il mondo (e si replica il 27 settembre) centinaia di migliaia di persone. Il movimento di lotta per i cambiamenti climatici già c’era, perlomeno dal 29 novembre 2015 quando in 150 paesi oltre 600 mila manifestanti scesero in strada alla vigilia del summit di Parigi Cop21 per chiedere ai governi mondiali il mondo a energia rinnovabile. Ma solo grazie a Greta diventata fenomeno mediatico (inclusi gli inevitabili hate speech e troll) tutto è cambiato e ha trovato nuova linfa, perchè che ci piaccia o no c’è sempre bisogno di un frontman, anzi di una frontwoman, se non altro per attirare l’attenzione.
Il tema dell’ambiente è il tema del futuro, non quello dei film di fantascienza post apocalittici, ma quello a breve termine dei giovani di oggi che non a caso definiamo come ‘Generazione Greta’. In attesa che i governi agiscano decisamente per la salvaguardia del Pianeta – la Thunberg è a New York dove i leader del Pianeta devono presentare piani concreti contro l’emergenza climatica, nel rispetto degli accordi di Parigi 2015 – tanto sta già cambiando, dai regolamenti europei che aboliscono le buste di plastica agli autobus ibridi che attraversano molte città.
Ma moltissimo di questa transizione verso un mondo più green è provocato dai ragazzi, attenti al riciclo, alla provenienza delle materie prime, al rifiuto della plastica usa e getta, all’impronta ambientale dei loro comportamenti, ‘nativi ecologici’ oltre che nativi digitali. Ad esempio, la Generazione Greta usa il motore di ricerca Ecosia: esiste dal 2009 ma solo ora sta conoscendo grande diffusione; si usa al posto di Google o Yahoo e permette di riforestare il pianeta semplicemente facendo ricerche su internet. Lo ha inventato in Germania Christian Kroll e dichiara di donare l’80% dei proventi ricavati dalla pubblicità online per sostegno a programmi di riforestazione. A fine agosto con gli incendi in Amazzonia ha avuto il boom di download dei ragazzi: l’attivismo nel 2019 passa necessariamente per il digitale, ma non solo. Ci sono anche gesti concretissimi come il passaggio dalle bottigliette di acqua minerale alle borracce di acciaio, adottate in molte scuole, dagli universitari della Bocconi ai liceali del Manara a Roma, che si sono anche autofinanziati per realizzarne tutte uguali, con il logo dell’istituto.
E sono in voga app ecologiche come Treedom, l’unica piattaforma web al mondo che permette di piantare un albero a distanza e seguirlo online. Dalla sua fondazione, avvenuta nel 2010 a Firenze, sono stati piantati più di 600.000 alberi in Africa, America Latina, Asia e Italia. Tutti gli alberi vengono piantati direttamente da contadini locali e contribuiscono a produrre benefici ambientali, sociali ed economici. Cambieranno davvero le cose? In realtà stanno già cambiando grazie alla spinta dei giovani attivisti che non si sentono sopraffatti e depressi, come gli adulti, davanti alle continue notizie di incendi, inondazioni, uragani e siccità, impotenti di fronte all’inquinamento.