(NoveColonneATG) Roma – Il posto fisso per tutta la vita? Un mito del passato o, al più, un’ostinazione da film di Zalone. E guai a non prendere in considerazione l’idea di non essere formati e costantemente aggiornati nel proprio lavoro.
Può sembrare un’esagerazione ma, a leggere i dati dell’ultimo Cegos Observatory Barometer “Transformations, skills and learning” realizzato per comprendere i cambiamenti che incidono sul mondo della formazione e del lavoro, anche e soprattutto a seguito della crisi legata al Covid, ci si rende conto che non è così.
Lo studio, giusto per intenderci, ha coinvolto 377 rispondenti tra i professionisti delle risorse umane (di cui 60 italiani) e 4.005 dipendenti (di cui 501 connazionali) provenienti da più parti del mondo; oltre all’Italia anche Francia, Germania, Spagna, Portogallo, Singapore e Brasile.
I dati che ne sono usciti, come detto, si sono rivelati particolarmente interessanti. Intanto, nel Bel Paese, è emerso che tre dipendenti italiani su quattro sono pronti a un cambio totale di carriera per dare un maggior significato alla propria vita professionale. In tal senso, l’84% dei responsabili delle risorse umane è consapevole del fenomeno e sta pensando a programmi di riqualificazione, ma solo il 24% li ha già attuati. Il 60% pensa anche alla mobilità interna per far fronte ai cambiamenti richiesti e trattenere i talenti.
Tre sono le principali sfide che attendono il futuro del mondo del lavoro e della formazione secondo i manager del settore delle risorse umane, ovvero trasformazione digitale, nuove modalità di lavoro e sicurezza informatica.
E veniamo quindi alla formazione: secondo lo studio, quasi tutti i dipendenti sono disposti ad autoformarsi e le imprese, in questo senso, devono incoraggiarli. Anche perché sono meno della metà, il 40% ad essere precisi, coloro che si ritengono soddisfatti dalle opportunità fornite per la propria formazione.