Intervista a Luigi Erriquez, direttore generale della Delmar Chemicals
Acquistata nel 2012 dalla “Nine Trees Group” (NTG), società italiana fondata (in Veneto) dalla famiglia Ferrari oltre 60 anni fa, la Delmar (https://delmarchem.com/), la cui sede si trova a LaSalle, opera nel campo della produzione di principi attivi per l’industria farmaceutica mondiale.
Dal 2015 la Delmar è diretta da Luigi Erriquez, ingegnere chimico d’origine brindisina, al quale abbiamo chiesto di illustrarci la storia, le funzioni ed i rapporti con l’Italia di questa azienda altamente specializzata che attualmente impiega 110 persone.
«La Delmar – spiega il signor Erriquez – fa quelli che vengono definiti i “principi attivi per la farmacia”, ovvero produce, anche in grandi quantità, gli ingredienti, siano essi in forma solida o liquida, che compongono una medicina, gli ingredienti del cosiddetto “drug product”, il prodotto farmaceutico. Ciò che noi produciamo è destinato alle più grandi aziende farmaceutiche mondiali che poi mettono in produzione il medicinale finale che può essere in pillole, in creme, o liquido. Lavoriamo, quindi, per conto terzi e siamo, in questo campo, tra le 5 principali aziende al mondo.
Fabbrica Italiana Sintetici
Facciamo parte di un gruppo “storico”, quello della famiglia Ferrari, giunta ormai alla terza generazione, che possiede tutta una serie di altre compagnie, come ad esempio quella che definirei la nostra compagnia sorella, la “Fabbrica Italiana Sintetici (FIS)” che fa le stesse cose che facciamo noi e che ha tre stabilimenti in Italia, due nel Veneto e uno, a Termoli, in Molise. La sede principale si trova a Montecchio Maggiore, in provincia di Vicenza. È un gruppo – continua – che in Italia ha una cifra d’affari che sfiora i 600 milioni di euro all’anno mentre quella della Delmar si aggira intorno ai 40 milioni di dollari all’anno. Abbiamo un livello di laureati che supera il 95% e siamo anche piuttosto giovani, con un’età media intorno ai 30-35 anni e lavoriamo praticamente a ciclo continuo».
Perché la casa madre in Italia ha ritenuto opportuno avere una filiale a Montréal?
«La Delmar – spiega il suo d.g. – ha una lunga storia. L’azienda è nata a Montréal nel 1941. Delmar è il cognome della moglie del fondatore, un medico ungherese dal cognome praticamente impronunciabile.
Nel corso degli anni ha avuto diversi proprietari finché nel 2012 la NTG ha deciso di acquistarla per avere una migliore visione e posizione nel mercato nordamericano, soprattutto in termini logistici e di licenze per la produzione di prodotti generici, anche perché qui i tempi per ottenerle sono molto più veloci. Tutto ciò vuol dire che la Delmar, oltre che fabbricare i principi attivi, può vendere per conto proprio anche dei farmaci generici. Tra l’altro, così come la nostra casa madre, abbiamo un gruppo di ricerca e di sviluppo piuttosto importante. Fra gli stabilimenti italiani e il nostro abbiamo circa 200 ricercatori di cui 12 qui a LaSalle. La scelta di Montréal è anche legata al fatto che questa città, con le sue varie università e centri di formazione, offre maggiori possibilità in fatto di “expertise” e di manodopera specializzata».
Come funziona il vostro lavoro?
«Quando prendiamo in mano un progetto – spiega – lo facciamo indipendentemente dalla fase clinica in cui è giunto. Lo sviluppiamo. Portiamo l’idea del cliente da livello di laboratorio a livello industriale in modo da arrivare ad una produzione industriale e ci occupiamo di chiedere alle varie autorità sanitarie nazionali, ed eventualmente di altri paesi, tutte le autorizzazioni necessarie per la commercializzazione del prodotto.
In altre parole procuriamo e produciamo la materia prima, i principi attivi, appunto, che può essere tanto solida che liquida, per fare una medicina».
Siete stati costretti al “lockdown?”
«Non abbiamo dovuto chiudere perché siamo stati considerati come attività essenziale. Abbiamo, ovviamente, messo in piedi e mantenuto tutte le precauzioni necessarie per evitare l’introduzione o la propagazione del virus all’interno dell’azienda. Ma in un certo senso eravamo già “preparati” perché il nostro tipo di attività ci porta già ad essere protetti e ad avere dei sistemi di sicurezza. Ci proteggiamo dalle molecole e proteggiamo le molecole. L’utilizzo della mascherina, ad esempio, è stata solo l’estensione di un modo di protezione che avevamo già applicato nell’ambito delle nostre attività. Tra l’altro siamo stati censiti dal governo federale e provinciale come azienda capace di produrre materiali o prodotti potenzialmente utilizzabili nella lotta al coronavirus».
I rapporti con l’Italia?
«Ottimi! Abbiamo un livello di collaborazione estremamente elevato. Tanto qui che in Italia ho dei colleghi con un altissimo livello di professionalità ed esperienza proprio perché si tratta di una compagnia che ha una visione in campo internazionale di primissimo livello.
La Delmar ha iniziato ad avere la sua visibilità in campo internazionale nel momento in cui è stata acquisita dalla casa madre italiana. A quel punto le le grandi compagnie farmaceutiche hanno iniziato a lavorare con noi proprio attraverso la nostra casa madre. Inoltre, l’intensa attività di networking svolta dalla Camera di commercio italiana in Canada, e l’azione del Consolato Generale d’Italia a Montréal, sempre attento all’aspetto business, mi hanno permesso di avere i contatti giusti per svolgere al meglio le mie attività. Dal 2012 – conclude Luigi Erriquez – la NTG ha messo in campo investimenti per circa 70 milioni di dollari canadesi e la Delmar ha avviato un’altra attività di sviluppo con un investimento pari a 7M$».
Tra Italia e Canada evidentemente i principi sono sempre più attivi!